Intervista a Ernesto Limiti, Presidente della Società Italiana di Elettronica (SIE).
Perché i giovani diplomati oggi dovrebbero studiare elettronica all’università? I motivi sono tantissimi e spaziano dalle grandi opportunità lavorative e di guadagno fino alla possibilità di poter cambiare radicalmente la società e la vita delle persone attraverso le invenzioni e le innovazioni possibili grazie all’elettronica. Su questi argomenti abbiamo intervistato Ernesto Limiti, Ordinario di Elettronica e direttore del Centro Interuniversitario di Ingegneria delle Microonde per Applicazioni Spaziali (MECSA) presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, dal 2021 Presidente della Società Italiana di Elettronica (SIE).
Cominciamo dagli inizi, quando è nata questa tua passione per le materie scientifiche e per l’Elettronica?
Ho sempre avuto una grande passione per le materie scientifiche, anche perché mi davano soddisfazione a scuola. Sono curioso e ho sempre avuto fame di conoscere il funzionamento delle cose e come si costruiscono. Mi piaceva tantissimo la fisica delle particelle e lo stimolo era sempre quello di conoscere i principi primi.
E come mai dalla fisica delle particelle poi hai virato verso lo studio dell'elettronica?
La fisica delle particelle e l’elettronica in realtà sono molto simili. In entrambi i casi abbiamo a che fare con qualcosa di piccolo e che non si osserva ad occhio nudo, in cui ci puoi mettere un sacco di immaginazione. Nell’elettronica ho scoperto tanti principi che stavo cercando in altre cose ma con una versatilità e applicabilità forse superiori. Quindi in realtà io non nasco ingegnere elettronico, volevo fare fisica, poi però ho cambiato idea, spinto anche da una tendenza che già agli inizi degli anni ’80 cominciava ad emergere.
Ti riferisci all’elettronica di largo consumo che dilagava in quegli anni?
Esattamente. Proprio in quegli anni cominciavano a diffondersi apparecchi elettronici come i primi computer come l’Apple II e il Commodore 64, le calcolatrici programmabili, i riproduttori di musica portatile come il primo Sony Walkman. L’elettronica entrava nelle nostre case con oggetti di vita quotidiana e al contempo fioriva l’industria dell’Elettronica, alla ricerca di professionalità sempre più specifiche e con competenze avanzate. Intorno al quarto o quindi liceo tutto questo mi faceva riflettere e alla fine mi sono convinto che Ingegneria Elettronica sarebbe stata la scelta giusta.
Tu hai conseguito un diploma di liceo scientifico prima di passare al corso di laurea in elettronica, ma questo non è un percorso obbligato. Ti sentiresti di consigliare l’elettronica anche ai diplomati del liceo classico?
Assolutamente sì. Anzi, ti dirò di più: una volta superate le prime difficoltà dovute alle materie fondamentali come matematica, fisica e chimica che si studiano al primo anno, chi ha frequentato i licei classici ha quasi sempre una marcia in più grazie a un miglior metodo di studio e capacità di ragionamento.
E per quanto riguarda gli istituti tecnici invece?
Anche in questo caso, abbiamo tantissimi iscritti ai corsi di laurea in ingegneria elettronica che provengono dagli istituti tecnici e in alcuni casi, a seconda degli indirizzi, notiamo che hanno una preparazione nelle materie scientifiche paragonabile a quella dei licei scientifici.
Quali sono gli elementi caratteriali, gli interessi e le passioni che dovrebbero convincere un ragazzo o una ragazza a studiare elettronica all’università?
La cosa più importante è la curiosità, il voler sapere il perché delle cose e come funzionano. La curiosità è il motore più importante che li spingerà avanti nei loro studi e che permetterà loro di superare ogni difficoltà.
Veniamo ora a quelle che secondo te sono le conquiste più importanti dell’elettronica, le invenzioni che hanno cambiato il mondo e i personaggi che le hanno rese possibili.
L’elettronica è punteggiata da una serie di importantissimi contributi frutto dell’ingegno e delle capacità innovative di scienziati e inventori italiani. Il primo che mi piace ricordare è Guglielmo Marconi, per il suo immenso contributo alle telecomunicazioni. C’è poi Federico Faggin, l’inventore del microprocessore e delle relative architetture. Per non parlare di Olivetti e dell’hardware del primo pc realizzato in Italia. Tutte invenzioni rese possibili dall’elettronica. Tutto questo lo dico per sottolineare il contributo italiano ma c'è poi una riflessione più generale che mi porta a dire che se non ci fosse stata l’elettronica, ora saremmo indietro di cinquant'anni. Questo perché l’elettronica è abilitante per tutta una serie di altri settori.
Puoi farci un esempio?
I Big Data, di cui si parla tanto. Un problema che potrebbe sembrare lontano dall’elettronica e invece è strettamente connesso, perché la trasmissione, l’elaborazione, l’affidabilità e l’archiviazione di questi dati sono questioni affrontate e risolte grazie all’elettronica. Aggiungo poi che l’elettronica non è solo hardware, come in molti pensano. L’elettronica è anche software e microprogrammazione per il linguaggio che permette a due macchine di comunicare tra loro. La programmazione è quindi un qualcosa di intrinsecamente elettronico.
Sembra proprio che l’elettronica sia protagonista in tutta le rivoluzioni tecnologiche.
È proprio così. In tutte le rivoluzioni tecnologiche c'è stata la spinta dell'elettronica che ha scalato verso dimensioni sempre più piccole, verso prestazioni superiori, verso maggiori livelli di integrazione e così via. Oggi che si parla tanto di microchip è bene sapere che la tecnologia realizzativa dei circuiti integrati è forse quanto di più complesso abbiamo a disposizione tra tutti i sistemi di lavorazione e per questo è così importante e strategico possederla, e in generale detenere l’intera filiera del valore.
Fin qui ci hai delineato un quadro idilliaco ed esaltante dell’elettronica, che dovrebbe convincere tutti ad intraprendere questo percorso di studi. Invece le cose non stanno così, gli immatricolati ai corsi di laurea in ingegneria elettronica in Italia non aumentano, nonostante le tantissime richieste dal mercato del lavoro, mentre invece crescono gli iscritti ad altri corsi di laurea in ingegneria. Come mai secondo te?
A mio avviso ci sono due motivi principali. Il primo: studiare elettronica non è semplice. Non voglio dire che sia più difficile di altri rami di ingegneria ma di certo è il corso di laurea che più di tutti lavora su delle solide basi teoriche che poi portano ad avere delle competenze estremamente versatili, con la garanzia di poter spaziare in tutti i campi applicativi. Molti studenti, forse spaventati da questa preparazione di base, decidono di virare su altri rami di ingegneria che ai loro occhi possono sembrare più semplici. C’è poi un secondo motivo altrettanto importante: l’elettronica non si vede mentre altri tipi di ingegneria sì, cosa che li rende più familiari. Un circuito elettrico è sempre nascosto dietro un software o un’interfaccia e questo rende l’elettronica spesso invisibile e imperscrutabile agli occhi dei ragazzi e delle .
E allora, se dovessi convincere un ragazzo o una ragazza a studiare ingegneria elettronica, cosa diresti loro?
Direi loro due cose. La prima è che tutti i grandi progressi messi in campo dell’elettronica hanno aiutato l’umanità a vivere meglio. Quindi per tutti coloro che hanno l’ambizione e il desiderio di dare un forte contributo all’umanità e al suo progresso, l’elettronica è certamente un approdo giusto e sicuro. La seconda motivazione è invece economico-lavorativa: ogni persona pragmatica non vuole trovare un lavoro generico ma vuole trovare il lavoro, quello per cui ha studiato e dove può esprimere al meglio le sue capacità. E soprattutto, vuole farlo con la giusta remunerazione. Per tutti loro, ingegneria elettronica è il posto giusto.